1. Valorizzare l’esperienza dei CdF nel nuovo ciclo di Programmazione Europea
Nel maggio del 2018 la Commissione Europea ha emanato le proposte di Regolamento per i fondi Comunitari della programmazione 2021-2027. L’obiettivo della Commissione europea è di partire con la nuova programmazione dal 1° gennaio 2021. Sul piano politico, il Parlamento europeo ha chiesto che nella futura programmazione dell’Unione siano integrati i diciassette Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul Clima.
Rispetto agli 11 “obiettivi tematici” del periodo di programmazione 2014-2020, la nuova politica di coesione concentrerà le proprie risorse su 5 “obiettivi strategici”:
Ob. 1 un’Europa più intelligente, attraverso la promozione di una trasformazione economica intelligente e innovativa;
Ob. 2 un’Europa più verde e a basse emissioni di carbonio, attraverso la promozione di una transizione verso un’energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare, dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi;
Ob. 3 un’Europa più connessa, attraverso il rafforzamento della mobilità e della connettività regionale;
Ob. 4 un’Europa più sociale, attraverso l’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali;
Ob. 5 un’Europa più vicina ai cittadini, attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato delle zone urbane, rurali e costiere e delle iniziative locali.
Per quanto riguarda l’Ob. 5 è interessante considerare anche gli obiettivi specifici:
e1 – promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato, il patrimonio culturale e la sicurezza nelle aree Urbane;
e2 – promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato a livello locale, il patrimonio culturale e la sicurezza, anche per le aree rurali e costiere, tra l’altro mediante iniziative di sviluppo locale di tipo partecipativo.
La maggior parte degli investimenti a titolo del FESR dovrà essere incentrata sui primi due obiettivi: un’Europa più intelligente e un’Europa più verde (la cosiddetta regola di concentrazione tematica, già prevista nel ciclo di programmazione 2014-2020). Gli Stati membri dovranno, investire in queste priorità tra il 65% e l’85% delle proprie dotazioni finanziarie, proporzionalmente alla loro ricchezza relativa espressa in termini di reddito nazionale lordo (RNL). In tale contesto, la politica europea mantiene i suoi caratteri multi tematici e, attraverso la declinazione degli obiettivi specifici dei regolamenti di Fondo (FESR e FSE+), presenta un largo campo di potenzialità di intervento.
I Contratti di Fiume rappresentano uno strumento di governance e partecipazione multilivello e multisettoriale, che può contribuire al raggiungimento di molti degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 e di conseguenza ai 5 obiettivi strategici della nuova programmazioni 2021-2027.
L’esperienza che abbiamo condotto come Tavolo Nazionale dei CdF all’interno dell’Action Group EIP Water (AG224) Smart Rivers Network ci ha dato la possibilità di avere un confronto internazionale e di verificare il nostro approccio con altre realtà europee ed extraeuropee. Inoltre molti programmi europei (LIFE+, Interreg, Kep Italy, ecc…) hanno sperimentato in termini transnazionali le molteplici possibilità offerte dai CdF .
I Contratti di Fiume francesi belgi ed italiani possono rappresentare all’interno della nuova programmazione dell’UE un patrimonio di partenariati ( Partenariati Pubblici-Privati) 3
ed un modello per lo sviluppo di accordi ambientali d’area.
Formare un partenariato locale che elabora e attua una strategia significa tener conto dei molteplici punti di forza sociali, ambientali ed economici, ossia del patrimonio della comunità stessa, piuttosto che limitarsi a compensarne i problemi. Attraverso i CdF, il settore privato e la società civile posano cooperare per l’attuazione di misure locali che migliorino la resilienza territoriale attraverso nuove forme di accordo, flessibili e adattive ai diversi territori.