2. Individuare i CdF come destinatari e attuatori di una strategia nazionale
Nel documento finale dell’Assemblea 2017 del Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume veniva proposto di “…mettere i Contratti di Fiume al centro di una Strategia Nazionale per la difesa attiva dei fiumi, dei laghi, delle coste, per la tutela delle risorse idriche e del territorio, indicando che le risorse economiche potevano essere trovate nei fondi strutturali e negli investimenti per la messa in sicurezza del territorio, nella gestione dei servizi ecosistemici e che a queste risorse si sarebbero potuti aggiungere gli investimenti dei privati ed una azione virtuosa e diretta da parte delle comunità locali.” Diversi di quei contenuti vennero ripresi nell’Atto della Camera dei Deputati – Commissione Ambiente – 18 nov. 2017 Risoluzione 8- 00271 (Braga, Daga, Segoloni) sull’attuazione dei Contratti di fiume, approvata all’unanimità in commissione, dove si Impegnava il Governo”……ad assumere iniziative per destinare apposite risorse finalizzate a sostenere e diffondere tali processi, selezionati, sulla base di criteri di qualità ed efficacia….” .
Il Piano Nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico il ripristino e la tutela della risorsa ambientale del 2019 (D.P.C.M 19 febbraio 2019) indica all’Azione 12 che Il Ministero dell’ambiente, in collaborazione con le Autorità di bacino distrettuale, l’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (ISPRA) e il relativo Sistema Nazionale di Protezione Ambientale, con il Dipartimento della Protezione civile e il relativo Sistema Nazionale di Protezione civile (relativamente al sistema di allertamento), il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e l’Agenzia Spaziale Italiana, provvede: “- a verificare lo stato di effettiva funzionalità e piena operatività delle Autorità di bacino distrettuale (istituite con DM 25 ottobre 2016 ai sensi dell’articolo 64 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152), e della completezza, aggiornamento, adeguatezza e messa a sistema dei Piani di gestione del rischio alluvioni (PGRA) e dei Contratti di Fiume”.
Rilanciamo la richiesta che si guardi all’insieme dei CdF italiani come ai destinatari e attuatori di una strategia nazionale (anche in via sperimentale) per dare la possibilità nei territori fluviali alle comunità locali che concertano strategie di miglioramento dei loro fiumi, di poter contare su un impegno multifondo (reale e concreto) al fine di poter sostenere gli obiettivi delle politiche pubbliche, attraverso misure concertate da realizzare nelle aree interessate attraverso Fondi Nazionali e Fondi Strutturali.