DOCUMENTO 2020 : 6) gestione dei rischi naturali

6. Contribuire alla Gestione dei rischi e alla manutenzione fluviale attraverso i CdF

Attraverso i Contratti di Fiume possono essere affrontati il monitoraggio, la prevenzione, la gestione dei rischi connessi al dissesto idrogeologico e in maniera proattiva, la manutenzione ordinaria e straordinaria dei territori fluviali.

La manutenzione e la cura del territorio sono espressione di un presidio territoriale, storicamente svolto dalle Comunità locali in prima persona, responsabili da una parte della tutela delle aree naturali più pregiate del paese e al tempo stesso garanti di un’azione di controllo e conservazione del territorio, fondamentale per una politica di prevenzione del rischio idrogeologico.

In epoca di Cambiamenti Climatici, è sempre più necessario attuare forme di prevenzione primaria, che consentano di convivere con i rischi geologici, idraulici, idrogeologici, ambientali, sismici conclamati, per generare, fronteggiandoli, anche crescita e sviluppo nel paese.

Una buona manutenzione è quella che prevede il ripristino degli alvei con la riapertura delle aree di espansione, lotta agli incendi, abbattimento delle strutture abusive e piani di rimboschimento, attraverso una selvicultura che “assecondi la natura” e quindi orientata verso la riqualificazione e la manutenzione del bosco.

I CdF ricoprono un ruolo importante per favorire l’integrazione di questi aspetti in un approccio alla manutenzione fluviale che tenga conto della complessa funzionalità ecologica degli ecosistemi acquatici, in particolare fornendo un contributo attivo all’elaborazione, al riesame e all’aggiornamento dei piani di gestione dei bacini idrografici”. La manutenzione fluviale, incidendo sul “buono stato delle acque”, non può che rispettare quanto previsto dalla Direttiva 2000/60/CE.

Attraverso i CdF le comunità locali possono contribuire a programmare e realizzare gli interventi necessari alla difesa ed alla protezione civile, mobilitando le competenze territoriali per azioni di manutenzione ordinaria, di riqualificazione condivise, attivando e incentivando presidi formati da tecnici e studiosi delle diverse discipline, enti locali, amministrazioni, imprenditori ed associazioni che cooperino tra loro. Questo apre alla possibilità di privilegiare, là dove sono presenti CdF, la predisposizione di accordi specifici, di Progetti di manutenzione fluviale partecipata” per tratti di asta fluviale omogenei o per sottobacino idrografico, in sinergia con i gestori del reticolo idrico superficiale (Servizi tecnici regionali, Consorzi di Bonifica, Enti Locali…), garantendo così un efficace coinvolgimento degli attori territoriali, una gestione più efficace e resiliente volta anche alla tutela dei servizi ecosistemici.

La gestione proattiva del rischio, trova nel modus operandi introdotto dal Contratto di Fiume una opportunità di essere affrontata, sia nella fase conoscitiva dell’analisi delle criticità che in quella propositiva, strategica e programmatica. In alcuni casi il Contratto di Fiume è già divenuto il luogo di confronto tra Istituzioni e comunità locali, nella presentazione e illustrazione di soluzioni progettuali connesse ad azioni specifiche di gestione del rischio. In questo senso si può anche immaginare che all’interno dei CdF possa trovare un suo sviluppo anche il “Dibattito Pubblico” sulla realizzazione di opere legate alla gestione del rischio in ambito territoriale.

Ad oggi si sono già sperimentate nuove forme di analisi ex ante condotte in modo partecipato per indicare gli “Effetti sociali ed economici dell’intervento” per facilitare l’incremento della “fruibilità” dell’area di intervento e gestire adeguatamente la percezione degli impatti sul sistema sociale. In relazione al Quadro di Riferimento di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030, adottato a Sendai, Giappone, il 18 marzo 2015, in occasione della Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite, e ai punti 11.b e 13.1 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile del programma ONU nonché ai contenuti dell’Art. 68 bis del Codice dell’Ambiente i Contratti di Fiume possono essere riconosciuti come i luoghi privilegiati delle analisi di base e della concertazione, sia per le decisioni strategiche di mitigazione del rischio idrogeologico e di gestione delle risorse idriche da attuare, che per la ricerca di implementazioni utili a soluzioni di sviluppo locale.

Attraverso i CdF , le comunità locali possono contribuire a programmare e realizzare gli interventi necessari alla difesa ed alla protezione civile in maniera olistica, mobilitando le competenze territoriali per azioni di manutenzione ordinaria, di riqualificazione condivise ed in linea con le caratteristiche dei territori, attivando ed incentivando presidi formati da tecnici e studiosi delle diverse discipline, enti locali, amministrazioni, imprenditori ed associazioni che cooperano attraverso la partecipazione strategica negoziata. Incrementare il dialogo sociale con gli stakeholder un dialogo che appare oggi più che mai indispensabile per il successo delle politiche pubbliche di gestione e la realizzazione di azioni strategiche di riduzione dei disastri ambientali.